L'ultima avventuraLa polizia trova il corpo di una donna, uccisa con un colpo di pistola alla tempia. Il cadavere è stato rinvenuto in un bosco e vicino alla vittima è stata trovata una pedina del domino raffigurante il numero due. Moser intuisce subito di trovarsi alle prese con un serial killer che firma i suoi omicidi con le pedine del domino. Il giorno dopo, infatti, i due ragazzi in bicicletta trovano, sempre nel bosco, il cadavere di un'altra donna uccisa nello stesso modo, con accanto la pedina numero tre. La paure di Moser, ormai, sono confermate, ma Moser non ha nessun indizio su cui lavorare. Nel frattempo si presenta al commissariato una specialista in psicologia criminale che ha l'incarico di aiutare la polizia fornendo un identikit “psicologico” dell'assassino. Guardando le foto di come sono state trovate le vittime la donna afferma che i delitti sono opera di uno psicopatico tra i trenta e i quaranta anni, che probabilmente ha perso il padre da piccolo e che ha avuto una madre autoritaria e severa. Queste affermazioni sono confermate anche dal fatto che nella mano destra della vittima è stato trovato un bastone, simbolo, per il killer, dei maltrattamenti subiti da bambino. La pedina del domino, invece, sembra essere solo un modo per numerare le sue vittime. Ma, allora, dov'è il cadavere della numero uno? La psicologa afferma che il primo delitto può risalire anche a molti anni prima: oppure, l'assassino ha deciso di lasciare quel posto alla madre, che però non ha il coraggio di uccidere. Intanto lavorando insieme al caso, tra Moser e la psicologa nasce una storia d'amore, nonostante i due riescano a vedersi raramente perché Moser sembra quasi ossessionato dall'idea di dover catturare l'assassino. Dagli archivi della polizia non risulta nessun criminale che abbia le caratteristiche del loro uomo. Ma, grazie a una delle autopsie fatte sulle vittime, il dottor Graff avverte Moser di aver trovato uno dei proiettili della pistola del killer. Moser riesce, così, a risalire all'arma dei delitti: un revolver degli anni '30. Finalmente, Moser ha una pista da seguire. Inoltre Moser, pensando che il luogo dove sono stati rinvenuti i cadaveri possa fornire altri indizi, decide di tornare nel bosco per ulteriori investigazioni. Scopre, infatti, mettendosi nella stessa posizione in cui erano i corpi, che tutte le vittime sono state posizionate in modo che il loro sguardo si dirigesse verso un vecchio edificio. Per scoprire a chi era appartenuto essendo, ormai, disabitato, Moser chiede informazioni alla gente che vive nelle vicinanze. Purtroppo nessuno sa nulla, ma un uomo gli dice di chiedere alla signora Hauff, proprietaria di un negozio di antiquariato, che vive da sempre in quel quartiere. Neanche la signora Hauff però, risponde alla sua domanda. Ma Moser scopre che tra gli articoli in esposizione nel suo negozio ci sono delle pistole antiche. La donna, infatti, afferma di aver venduto, qualche tempo prima, un revolver degli anni '30, ma non ricorda a chi. Intuendo che la donna ha qualcosa da nascondere, Moser inizia a investigare su di lei. Scopre, infatti, che la signora Hauff ha un figlio psicopatico, che dopo aver ucciso la sua fidanzata è stato rinchiuso in manicomio. Insieme alla psicologa, Moser decide di andare a parlare con il figlio, convinto che anche se rinchiuso in manicomio sia lui il killer. Infatti, scopre che l'uomo riesce a uscire dall'edificio, passando per i tetti di Vienna senza essere visto. Ma prima che Moser riesca ad arrestarlo, il criminale scappa rubando un camioncino. Nel frattempo, la signora Hauff sospetta che il colpevole degli omicidi sia il figlio e decide di andare nel suo magazzino, dove tiene gli articoli non venduti, per cercare il revolver che, in realtà, essendo difettoso, non era mai stato comprato. La pistola è scomparsa e la donna decide di andare in un altro vecchio magazzino abbandonato, dove spesso andava a giocare con il figlio quando era piccolo. Lì, infatti, trova non solo la pistola, ma anche suo figlio, che dopo una violenta discussione la rinchiude in uno stanzino. Poi l'uomo si dirige allo studio della psicologa e, quando la donna arriva, la stordisce e la porta al vecchio magazzino. Moser, non ricevendo notizie della ragazza, si insospettisce e inizia a cercarla. Inoltre, viene informato che anche la signora Hauff è scomparsa. Avendo trovato la macchina di quest'ultima abbandonata vicino a un vecchio magazzino, Moser decide di entrare, insieme a Rex, per controllare l'edificio. Lì, infatti, trovano la ragazza. Dopo aver lasciato Rex insieme a lei, Moser va a controllare le altre stanze, ma il killer è dietro di lui e gli spara alla schiena. Moser, anche se ferito, cerca comunque di salvare la psicologa, ma l'assassino spara di nuovo colpendolo mortalmente al torace. Rex corre in aiuto del suo compagno, ma, ormai, non c'è più nulla da fare. Il killer, vedendo la disperazione negli occhi del cane, si spara un colpo alla tempia.